Introduzione del vetro nelle finestre:

Introduzione del vetro nelle finestre:

una storia che ha radici nell’antica epoca
Romana

In tempi passati le finestre erano utilizzate specialmente per la ventilazione della casa a differenza di oggi dove lo scopo principale è l’illuminazione.

In passato le finestre erano costruite in legno e una volta chiuse le stanze venivano completamente oscurate.

Per far entrare la luce era abitudine, ricorrere a tende oleate di papiro e fogli di pergamena.

In una tradizionale casa romana invece, la porta principale aveva il ruolo di illuminare le stanze affacciate all’atrium.

Nei grossi edifici, invece, erano presenti finestre dirette sulla strada, solitamente coperte da sportelli ai piani superiori e da inferriate ai piani inferiori.

L’invenzione del vetro da parte dei Romani segnò una tappa fondamentale nel campo dell’edilizia.

Con ciò si permise alla luce di entrare e di avere un maggiore isolamento dagli agenti atmosferici, disperdendo il calore più lentamente.

Nel dettaglio, nelle case private, il vetro era utilizzato nelle finestre affacciate sul cortile e come chiusura, era consuetudine usare la mica: un antico minerale.

A questo punto una domanda sorge spontanea: come facevano i Romani a produrre il vetro?

Ancora ad oggi ci sono due differenti correnti di pensiero: da una parte c’è chi dice che veniva utilizzata la soffiatura, dall’altra chi parla della colatura.

La prima tecnica consisteva nell’emettere aria all’interno delle sfere di vetro per poi stendere il cilindro su un banco piano.

Invece con la seconda si travasava il liquido rovente su un supporto per poi lavorarlo con un rullo.

In un interessante testo antico del monaco benedettino Teofilo Presbiter sono raccontati i metodi e i materiali utilizzati per la produzione del vetro: secondo l’autore si mischiava della cenere di legno di faggio con della sabbia, lasciando essiccare la miscela sul fuoco per circa 24 ore mescolando ininterrottamente e solo alla fine veniva posato il materiale e lavorato con la soffiatura.

La cosa di cui si è certi è che nel II secolo d. C. furono aperte moltissime vetrerie.

La produzione era continua e iniziavano ad arrivare sempre più richieste di altri oggetti in vetro, come bicchieri e piatti.

Tutto questo andò a diminuire alla fine dell’Impero Romano, ma non del tutto, visto che ancora qualche oggetto in vetro era richiesto soprattutto per le chiese.

Scese invece, la richiesta di vetrate soprattutto dopo le invasioni barbariche, rimanendo solo qualche resto negli edifici ecclesiastici più benestanti.

Grazie al benessere economico ritrovato con il tempo, la produzione del vetro crebbe notevolmente, facendo diminuire il suo prezzo, diffondendone l’uso anche nei palazzi più importanti.

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Tra il 1300 e il 1660 vennero documentati molti tipi di produzioni nei vari paesi.

Nel 1330 in Francia, dove si faceva ricorso alla pasta vitrea che, mediante soffiatura formava una sfera ed una volta riscaldata ad altissime temperature, risultava facile da modellare.

Una rivoluzione assai importante avvenne all’inizio del XIX secolo quando la tecnica si perfezionò ulteriormente: attraverso due cilindri rotanti il materiale veniva trasformato in un nastro e successivamente tagliato e raffreddato.

Attualmente lo sfruttamento dell’energia solare nella produzione del vetro è aumentato, infatti oggi produciamo vetri termoisolanti composti da 2/3 lastre in grado di trasmettere un quinto del calore esterno.

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